Il prosciutto amatriciano diventa Igp, un altro riconoscimento per l’Italia

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Il prodotto che nasce nella zona del reatino si aggiunge alla lunga lista di prodotti italiani a marchio registrato dall’Unione europea: leggi dove nasce il prosciutto amatriciano e qual è la sua storia. Nel passato è stato usato anche come ‘tassa’ da pagare ai feudatari

I prodotti Doc, Dop e Igp abbondano in Italia. Il Belpaese vanta una tradizione alimentare senza eguali al mondo. Fioccano così riconoscimenti internazionali. Ultimo in ordine di tempo la concessione del marchio “Indicazione geografica protetta” al “Prosciutto Amatriciano”.

Il prelibato salume, prodotto nella zona della provincia di Rieti, tra Comuni  come Amatrice, Antrodoco, Borgo Velino, Cantalice, Cittaducale, Contigliano, Greccio, Leonessa, può “nascere” a un’altitudine non superiore ai 1.200 metri sul livello del mare. Solo a quelle condizioni atmosferiche l’aspetto assume quello caratteristico: consistenza elastica e compatta con ottima tenuta della fetta. Il colore rosso-roseo è inframmezzato dal bianco del grasso, il profumo è gradevole, dolce ma intenso, mentre il sapore è sapido e non eccessivamente salato.

La storia del “Prosciutto Amatriciano” affonda le radici addirittura nel Medioevo: da alcuni documenti è emerso come già intorno al 1327 sessanta paia di prosciutti l’anno costituiva il prezzo che gli abitanti di Capradosso (comune di Petrella Salto compreso nell’area di produzione individuata dal disciplinare Ue) erano disposti a pagare a chi li avesse aiutati ad appropriarsi di possedimenti adiacenti ai loro territori ma nelle mani dell’abbazia benedettina di San Salvatore Maggiore.

In altri testi i prosciutti sono utilizzati come “tassa” da pagare ai feudatari. Ma è dagli inizi del secolo scorso che la “fama” del “Prosciutto Amatriciano” è stata legata indissolubilmente alla sua specifica zona di produzione. (Giacomo Gallo)

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IGP, prosciutto amatriciano, Unione europea

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