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Cosa c’è di meglio che acquistare prodotti green?

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Secondo un nuovo studio, il meglio che si può fare per l’ambiente è acquistare meno cose possibili – che siano green o meno

Tendiamo a comprare più cose di quelle che ci servono, lo sappiamo. Che si tratti di abbigliamento, mobili, automobili, elettronica, scarpe o attrezzature sportive, compriamo e accumuliamo. Basta vedere quello che succede nei negozi durante i periodi dei saldi per accorgersi di quanto la brama dell’acquisto faccia parte di noi.

Ci diciamo che magari stiamo facendo un buon affare o che quella cosa che stiamo acquistando ci piace così tanto che non possiamo farne a meno, a volte non pensiamo nemmeno al motivo per cui ci mettiamo in fila, alla cassa, e portiamo un oggetto a casa con noi. Ma continuiamo a farlo.

E questo è davvero un male per l’ambiente: innanzitutto perché più si consuma e più si produce, intaccando le risorse limitate del pianeta, e poi anche perché più si acquista e più si accumula e quindi poi si deve liberare la propria casa per riempire le discariche di spazzatura inutile.

Insomma, le nostre abitudini di acquisto hanno un profondo effetto sulla crisi climatica e se speriamo di rallentare la morte del pianeta, non possiamo pensare soltanto di acquistare cose diverse e sostenibili. È meglio comprare meno che comprare green.

Lo dice anche un recente studio condotto da Sabrina Helm, professore alla Norton School of Family and Consumer Studies dell’Università dell’Arizona. Helm voleva capire di più sulle scelte che fanno, in particolare, i giovani quando comprano e su come queste influenzano la salute del pianeta e quindi, il suo team di ricerca ha seguito un gruppo di quasi 1.000 «millenial» per cinque anni, durante i loro studi universitari e per due anni dopo (da quando avevano 18-21 anni a quando ne avevano 23-26) – in una fascia d’età, insomma, che tende a esprimere vera preoccupazione per l’ambiente.

Tra di loro, si distinguevano essenzialmente due categorie di «comportamenti pro-ambientali»: quelli che consumavano meno, riparando gli oggetti invece di sostituirli con i nuovi, e quelli che facevano comunque molti acquisti ma compravano oggetti riciclati e prodotti green – quindi erano materialisti, sì, ma «materialisti verdi». Helm ha notato che, oltre a far meglio all’ambiente, quelli appartenenti alla prima categoria facevano anche meglio a se stessi e ai loro risparmi perché l’atteggiamento non materialista era «collegato a un benessere personale superiore e a una sofferenza psicologica inferiore».

Questo per dirci, ancora una volta, che sono minimalismo e frugalità i veri figli dell’ambientalismo.

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